Dove

La terra

Il dove lo ha trovato mio nonno Alfiero nel 2016. Santa Lucia, frazione di San Gimignano. Duecento olivi, forse centenari, e due ettari e mezzo di vigne in discesa esposte a nord est, dove l’irraggiamento è minore e più dolce. Ho provato a tenerle in vita, ma non c’è stato niente da fare. Erano andate. Avrei potuto lasciare tutto nello stato di completo abbandono in cui ho trovato questi quasi tre ettari di terra affacciati sulle torri medievali. Ma sono rimasta. Affascinata dalla luce, dalle caratteristiche uniche di questo terroir, dalle buone energie che ho sentito e da quelle, tante, che avrei dovuto spendere per trasformare questo luogo in PrimaLuce.

Oggi a Santa Lucia sorgono colline accarezzate da brezze salmastre, ma milioni di anni fa c’era il mare. Un mare pliocenico che ha lasciato suoli di tufo, poche argille, sabbia e scheletro. Terreni, ricchi di fossili e sostanza organica, estremamente affascinanti e promettenti, capaci di conferire al più famoso fra i vini bianchi toscani, quella combinazione di sapidità, freschezza e capacità di invecchiamento, che la Vernaccia di San Gimignano sa esprimere così bene.

La cantina

L’altro dove si trova a Castelfranco di Sotto. Un luogo meno suggestivo, d’accordo, ma è qui che i raccolti diventano sorsi emersi. La mia è una piccola cantina di proprietà dotata dello stretto necessario a una giovane enologa motivata a lasciare esprimere il vino nella maniera più autentica. Puntando sulle fermentazioni spontanee e sull’accompagnamento dei processi enologici senza forzature, su tempi rilassati ma anche su un controllo, oserei dire, materno dell’intero processo, in cui, laddove mancano dotazioni, arriva la conoscenza e l’ingegno.

Cosa

Ricapitolando, nel 2016 mi innamoro della terra, nel 2017 provo a salvare il salvabile, ma non c’è niente da fare. A gennaio 2019 faccio il nuovo impianto, puntando sulla produzione di vini bianchi toscani bio a partire da varietà autoctone, vale a dire quasi esclusivamente Vernaccia di San Gimignano, e, in piccola parte, Trebbiano Toscano per allargare gli orizzonti. In questi anni ho portato avanti una coltivazione lenta, senza forzature, senza concimazioni profonde, rispettando i tempi naturali della vite, prendendomi cura di una pianta alla volta. Obiettivo? Darmi fondamenta forti.

Oggi le vendemmie qui si contano sulle dita di una sola mano, ma questa vigna mi ha già permesso di vinificare Punto Zero, il primo bianco toscano IGT del progetto. Mentre con l’ultima vendemmia sto lavorando ai vini bianchi toscani bio da invecchiamento, quello di Vernaccia di San Gimignano in purezza e quello di Trebbiano Toscano in purezza. Oltre ai vini, potevo forse lasciarmi scappare la possibilità di raccogliere e spremere i frutti dei duecento olivi dell’azienda? Ed ecco nascere il nostro olio extravergine biologico toscano. Si chiama L’Alfiero.

Come

Ci sono molti modi per fare vino e olio extravergine di oliva biologici. Questo è il mio.

Il bio è un punto di partenza

Gli ettari che abbiamo acquistato nel 2016 avevano già la certificazione biologica, che, naturalmente, ho scelto di mantenere. Ma c’è modo e modo di coltivare bio. Per me è un punto di partenza rispetto a un impegno sistematico per la sostenibilità ambientale in cui l’attenzione costante e la preparazione tecnico-scientifica aiutano nel limitare al massimo gli interventi in vigneto.

Ecco qualche fatto per darti un’idea di ciò che intendo.

  • Non mi perdo neanche una previsione meteo, per poter gestire per tempo eventuali criticità, e intervenire il meno possibile in vigna.
  • In azienda non usiamo luce elettrica né acqua. Abbiamo realizzato un impianto per il recupero dell’acqua piovana, da usare con estrema parsimonia.
  • Qui è bandito l’uso di plastica, per esempio le fascette per la vite sono in cartoncino e le etichette delle bottiglie sono prive di plastica.
  • Le bottiglie PrimaLuce hanno uno spessore medio, per ridurre l’uso del vetro.
  • Usiamo cartone riciclato per i nostri imballaggi e materiale plastico dove necessario, che sia di origine vegetale o riciclabile.

tonnellate

35,7


Quanta CO2 assorbiamo in un anno.

tonnellate

187,5


Quanta CO2 abbiamo già assorbito.

tonnellate

714


Quanta CO2 assorbiremo nei prossimi 20 anni.

tonnellate / voli

16


Assorbiamo circa l'equivalente di 16 voli Roma-New York all'anno.

Natura ma anche ragione

Il vino non è naturale. Il vino, così come l’olio, è un prodotto della natura in combinazione con l’essere umano. Quindi i prodotti PrimaLuce sono naturali nella custodia della terra da coltivare, nel rispetto dei tempi, nell’uso esclusivo dei lieviti naturalmente presenti sugli acini, nell’autenticità espressiva di ogni raccolto. Ma sono anche umani e razionali. Per la cura e il controllo attento del processo di produzione, basato sulle conoscenze agronomiche e sullo stile personale.

IGT e libertà esplorativa

Come sai se hai già letto la mia storia, non sono solo una viticoltrice e produttrice di vino, sono anche un’enologa. Un’enologa tenace, sottilmente puntigliosa, incline alla sperimentazione, e alla ricerca del massimo rigore espressivo e della massima eleganza nella vinificazione. Ho deliberatamente scelto di mantenere lo status qualitativo di vino IGT, cercando il giusto spazio per esplorare le incredibili potenzialità di questo terroir.

Perché

Perché la mia regione non è una terra di soli vini rossi e i vini bianchi toscani meritano di essere studiati, esaltati, difesi. In particolare la Vernaccia di San Gimignano, una varietà affascinante e ricercata, generosa, ricca di storia e portata per la coltivazione biologica. Di certo non è un vitigno pop. Manifesta tutta la sua intensità solo a chi sa aspettarla.

I nuovi produttori di Vernaccia di San Gimignano lo hanno dimostrato, e io voglio inserirmi in questa riscoperta, valorizzazione ed evoluzione qualitativa della DOC più antica d’Italia.

Il resto del perché te lo racconto insieme alla storia di PrimaLuce.

Colmo vuoti di cose buone.Siano essi tempi, ettari o calici.

Sono Rebecca Marzani enologa e viticoltrice toscana.

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